Il Parlamento europeo ha condannato di nuovo l’Italia per l’uso della “retorica” contro la comunità LGBTQIA+

 

Il Parlamento europeo, lo scorso 20 Aprile, ha nuovamente condannato l’Italia durante la sessione plenaria dell’Eurocamera a Strasburgo. Questa volta per l’uso della “retorica” contro la comunità LGBTQIA+.  

Il duro disappunto nei confronti della propaganda del Governo Italiano è stato manifestato con un emendamento alla risoluzione che condanna la nuova legge di criminalizzazione dell’omosessualità dell’Uganda. Il Parlamento Europeo ha espresso preoccupazione “per gli attuali movimenti retorici anti-diritti, anti-gender e anti-LGBTQIA+ a livello globale, alimentati da alcuni leader politici e religiosi in tutto il mondo, anche nell’UE; ritiene che tali movimenti ostacolino notevolmente gli sforzi volti a conseguire la depenalizzazione universale dell’omosessualità e dell’identità transgender, in quanto legittimano la retorica secondo cui le persone LGBTQIA+ sono un’ideologia anziché esseri umani; condanna fermamente la diffusione di tale retorica da parte di alcuni influenti leader politici e governi nell’UE, come nel caso di Ungheria, Polonia e Italia”.

L’emendamento è stato approvato con 282 voti a favore, 235 contrari e 10 astenuti ed è stato inserito nella relazione sulla depenalizzazione universale dell’omosessualità.

Per la prima volta, scrive il deputato Alessandro Zan su Twitter, l’Italia viene formalmente associata a Visegrad, cittadina dell’Ungheria, dove vigono leggi persecutorie. 

Il nostro Paese viene, dunque, considerato alla stregua di quelli guidati da esecutivi sovranisti, anni fa già puniti dall’UE per procedure antidemocratiche e lesive dello Stato di Diritto. 

 

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